La mia ricerca artistica è un vero e proprio viaggio introspettivo che indaga l’umanità, concentrandosi sulla conoscenza e sulla ricerca di sé. L’opera è il luogo dove materializzo questa essenziale necessità umana.

Tecnicamente, utilizzo una complessa stratificazione: quattro tele sovrapposte che non sono solo tela, ma metafore della stratificazione di spazi infiniti e del multiverso. I tagli che incido sulla superficie sono gesti cruciali: non sono solo tagli ma anche tunnel spazio-temporali, veri varchi verso altre dimensioni.

Il cuore del mio lavoro è trasmettere un messaggio estetico profondo: l’uomo ha un bisogno insopprimibile di analizzare la propria storia, la spiritualità e il suo ruolo nell’universo. Per questo, le mie opere non sono passive; sono un invito esplicito allo spettatore a una riflessione e a un’interazione che ne completi il senso.

Il mio vissuto personale — con tutte le sue esperienze e le sue ferite — è il microcosmo che metto in campo. Questo percorso è la mia testimonianza del viaggio universale che tutti intraprendiamo. Il mio desiderio è che le mie creazioni, intese come espressioni tangibili del pensiero, diventino uno strumento per gli altri, arricchendosi di significato nel tempo. In pratica, metto in dialogo il mio vissuto personale con i dubbi universali, collegando costantemente il microcosmo al macrocosmo.

Le mie ispirazioni nascono da un mix di visioni, letture, musica, i suoni della natura e percorsi introspettivi. Ma prima di tutto, è il silenzio e la poesia a preannunciare l’atto creativo. Cresciuto in un’infanzia immersa nell’arte grazie a mio padre pittore, considero l’arte un bisogno vitale. I miei studi accademici, l’insegnamento e una curiosità senza limiti per scienze, filosofia e spiritualità hanno forgiato il mio approccio.

Nelle mie opere, i tagli mi guidano; il bianco e nero domina per incarnare la dualità (lo Yin e Yang) e l’anelito alla totalità. Gli sprazzi di colore che uso non sono casuali, ma sono l’espressione di emozioni specifiche e simboli.